Family Business Forum 2024: il punto
- Paolo Morosetti
- 11 mag 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 13 mag 2024
di Paolo Morosetti
Si chiude il sipario sul Family Business Forum 2024 che si è svolto a Lecco. Tanti messaggi interessanti e di impatto all’interno di un programma che non stanca grazie a una regia attenta che alterna brevi interviste a imprenditori e esperti con TED talk di accademici, opinionisti e professionisti.
Rapidità e incisività sono le parole chiave di un'esperienza culturale unica nel suo genere, non solo in Italia, ideata e diretta da Maria Silvia Sacchi.

Dal mio taccuino di appunti emergono tre temi chiave che mi hanno colpito più di altri.
Migliori salari per più figli nelle culle
Francesco Billari, demografo e rettore del'Università Bocconi, ricorda che In Italia esiste una questione demografica da non prendere sottogamba. Il tasso di natalità è strutturalmente in contrazione e, nel contempo, l’aspettativa di vita si allunga. Buone politiche di immigrazione sono l’unica soluzione, quantomeno nel medio periodo, per ridare alla "Piramide dell’Età" la forma che le è propria e non quella di una barca come attualmente si presenta.

Fonte: https://familybusinessforum.net/billari-bocconi-di-genitori-in-figli-ma-i-figli-ci-saranno-ancora/
Servono anche politiche pubbliche per invertire il corso, ma le aziende familiari non si possono sottrarre da una responsabilità che potremmo definire di natura sociale pensando a tutto il dibattito che ruota attorno alla questione delle performance ESG.
Gestire l’azienda bene, creando ricchezza e posti di lavoro, non è più sufficiente. Servirebbe anche una classe imprenditoriale che incida proattivamente sulle politiche retributive e salariali affinché i lavoratori non perdano potere di mercato nel tempo - come invece sta avvenendo - e magari possano accedere a qualche premialità se i risultati aziendali lo consentono.
E' vero che la competizione è dura così come i mercati internazionali, ma il tema salariale non è può essere eluso anche per la prosperità delle future generazioni. E infatti' noto, e scientificamente dimostrato, che offrire tranquillità economica ai dipendenti e stabilizzare i rapporti di lavoro sono fattori chiave per incentivare le giovani coppie ad assumere le responsabilità genitoriali e costruire non solo il loro domani, ma anche quello del nostro Paese.
Andare nel futuro con i giovani
Quando un leader tragicamente ci lascia, quando un conflitto familiare esplode improvvisamente o inaspettatamente oppure quando si manifesta una crisi di sistema o dell’azienda non bisogna mai perdere la bussola nè cadere nella trappola di mantenere lo status quo o di preservare la "tradizione" ossia il passato.
Guardare avanti, rifocalizzare la destinazione, darsi una visione di sviluppo, richiarire lo scopo o il "purpose." In buona sostanza, mai perdere fiducia nel futuro e nella capacità di affrontarlo in modo innovativo e con ottimismo. E per fare tutto questo - altro aspetto richiamato da tutti - bisogna educare e coinvolgere i giovani di talento presto.
Rispetto alla generazione precedente, non dimentichiamo, i giovani arrivano nelle aziende familiari con un background più solido e spesso dopo qualche esperienza esterna in organizzazioni dove hanno imparato e anche molto. Sono giovani più veloci, "spugne che assorbono e rilasciano". Quindi attenzione alle lunghe gavette: un modello spesso superato nè motivante per chi si è già preparato a lungo. Ci vuole più coraggio, anche qui, nell’assegnare progetti ambiziosi ai giovani per testarne le qualità come uomini e donne di impresa del domani.

Prepararsi a convivenze generazionali più lunghe
Sebbene la successione sia un tema ben noto per chi studia family business, ascoltare come le famiglie imprenditoriali lo hanno affrontato rimane sempre fonte di stimoli e riflessioni.
Successioni che non sono andate bene, come quella raccontata da Giuseppe Caprotti. Successioni complicate, come quella spiegata da Marco Taccani Gilardoni. Successioni tragiche, come condiviso da Enrico Falck, che portano poi a grandissimi risultati, per certi versi inaspettati. E successioni che stanno invece procedendo intrecciando i legami familiari, come quella di Bianca e Luigi Passera, quella di Riccardo Stefanelli e quella di Frank e Jonathan Dennert.

Cosa accomuna queste storie?
In primo luogo, la fase di convivenza generazionale si è allungata sul piano temporale (anche a causa dell’evoluzione della demografia). La metafora del "passaggio del testimone", la staffetta, non trasmette più la realtà d'impresa. Anzi rischia di essere fuorviante. Tante aziende familiari sono guidate da co-leadership espressioni di due generazioni dove i ruoli e i compiti sono ben chiari per non accendere tensioni e raggiungere la destinazione insieme.
Per rappresentare questo nuovo spaccato mi piace la metafora del canottaggio dove più di un vogatore contribuisce nella gara, senza dimenticare che può esistere anche un ruolo per un timoniere. Servono equipaggi ben assortiti, preparati, motivati e, soprattutto, disponibili a lavorare in team per gestire le successioni del domani. Equipaggi segnati da diversity, concetto tanto caro al linguaggio e alla cultura dei nostri tempi.
In secondo luogo, emerge chiaramente che la generazione giovane non può semplicemente sedersi sulle spalle dei giganti che l'hanno preceduta: il rischio di un continuo confronto è elevato e per certi versi frustrante, quindi ben venga pensare in modo creativo per andare nel futuro portando risultati di cui essere orgogliosi, ma senza dimenticarsi di rispettare e attualizzare i valori familiari, una parte importante della legacy.
Arrivederci alla prossima edizione e complimenti ancora alla Direzione per questa splendida iniziativa, che merita una proiezione sempre più internazionale.




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